Prendere parte, poter scegliere che ruolo assumere e saper prendere decisioni, sentirsi inclusi ed in particolare raggiungere un obiettivo significativo. Sebbene questa tipologia di attività sia solitamente associata all’età evolutiva, è importante precisare che possiede caratteristiche e proprietà estendibili perfettamente anche al paziente adulto.
Le caratteristiche del gioco
Proprio per alcune sue caratteristiche psicologiche il gioco può essere definito a tutti gli effetti un’attività significativa. Tra le principali troviamo:
1) La motivazione intrinseca: La persona gioca per il piacere di farlo, non ci devono essere vincoli ed obblighi esterni.
2) La priorità dei mezzi sul fine: il processo di preparazione del gioco (organizzazione ambiente e materiali, ruoli.), risulta spesso più importante del risultato.
3) La dominanza dell’individuo rispetto alla realtà esterna: La persona si chiede cosa può fare con l’oggetto, non cosa è l’oggetto.
4) La non letteralità: Nel gioco, la persona non è vincolata alla realtà e quindi non deve utilizzare un oggetto per quella che è la sua reale funzione.
5) Coinvolgimento attivo: ogni gioco, di qualsiasi genere e livello richiede un certo livello di impegno e coinvolgimento del giocatore.
Una volta che il gioco viene concordato e stabilito con il paziente, queste caratteristiche permettono di dar via ad un processo terapeutico continuo, che comprenda l’aspetto: motivazionale, cognitivo, significativo e di partecipazione. Tutti elementi che non sono solo fondamentali nell’età evolutiva ma anche nel paziente geriatrico o neurologico, dove un declino cognitivo o un evento limitante possono agire significativamente in numerosi aspetti della vita quotidiana
Alcuni casi clinici
Pz 1: G.M.
-Diagnosi: Morbo di Alzheimer.
-Età: 87 anni. -Obiettivi principali: Mantenimento di un adeguato livello di autonomia nelle AVQ e stimolazione cognitiva rivolta in particolare all’attenzione sostenuta, funzione esecutive e memoria a breve termine.
–Impostazione della terapia: Con il paziente, in questo caso, il gioco concordato è stato quello degli scacchi, attività da sempre praticata a livello agonistico e nella quale il paziente si riconosce a pieno. Questa tipologia di seduta ha permesso un buon mantenimento delle funzioni cognitive maggiormente compromesse, nonché la riscoperta di un’attività estremamente significativa unitamente alla reminiscenza di ricordi passati legati agli scacchi.

Pz 2: M.A.
-Diagnosi: Declino cognitivo.
-Età: 82 anni.
– Obiettivi principali: Mantenimento dell’autonomia nelle AVQ e stimolazione cognitivi rivolta alla memoria a breve termine ed all’attenzione divisa, miglioramento della gestione emotiva di fronte ad errori ed imprevisti.
-Impostazione della terapia: A seguito della valutazione cognitiva è emersa una forte agitazione della paziente di fronte ad errori o difficoltà evidenti. Di conseguenza, la scelta di spostare il focus della terapia sullo svolgimento di giochi cognitivi da tavolo e tramite pc ha permesso di lavorare su aspetti deficitari come: memoria a breve termine ed attenzione divisa, nonché anche sulla gestione emotiva; all’interno di un setting sicuro nel quale l’errore avesse un peso minore e non comportasse agitazione.


